sabato 27 febbraio 2010

Vernice

Ora le pareti sono bianche, nuove, pulite.
La potenza di questa affermazione la capiscono in pochi, come è giusto che sia.
Io ringrazio la vernice, e il suo potere.
Ha cancellato le ombre, lo sporco, la vecchiaia e gli anni dalle pareti.
Ha cancellato i ricordi, i fantasmi, il dolore fra una parete e l'altra.
Si è servita della fatica, dei muscoli che urlano di stanchezza mentre il rullo va avanti e indietro a stenderla sul soffitto.
Si è servita della nostra voce, canti, risate e bestemmie mentre con una pioggia di schizzi ci ha resi più bianchi fuori e forse, per qualche ora, più neri dentro.
Si è servita del freddo, finestre aperte e aria e vento per asciugarla, per portare via il suo odore mischiato a vecchi ricordi.
si è servita dell'alcool, vino e birra fino a stordirsi per sopportare la fatica, per anestetizzare il dolore mentre combatti coi demoni una pennellata alla volta, una risata alla volta, una bestemmia alla volta, e distuggi tutto ciò che è stato per costruire ancora, una nuova vita energica e molesta sulle macerie di una vita consumata dal tempo.
La vernice ha fatto il suo lavoro, sulle pareti, fra una parete e l'altra.
Ora la casa è bianca, c'è silenzio, c'è pace.

mercoledì 24 febbraio 2010

con ordine

Procediamo con ordine e, se ci riusciamo, con un minimo di lucidità.
Avevo promesso che vi avrei reso partecipe delle mie esperienze come neo-cittadino e neo-indipendente dalla famiglia, ma pare che io non mi stia impegnando particolarmente a mantenere questa promessa. Pare solo però, che io impegno ce ne sto mettendo, ma fra tutto quello che mi sta succedendo intorno faccio difficoltà a mantenere una parvenza di direzione.
Con ordine.
24 Febbraio 2010, giorni dal passaggio dei traslocatori: 13; giorni dalla piena presa di possesso dell'appartamento: non ne ho idea.
Di sicuro so solo che il primo coinquilino entrerà ufficialmente in casa il primo marzo, e che per quella data tutto dovrebbe riuscire ad assumere un aspetto quasi umano; per il momento vivo più o meno accampato, dormo in un sacco a pelo circondato da scatoloni, con la puzza di vernice delle stanze che sto imbiancando che non mi abbandona mai. Metà delle prese elettriche della casa sono inutilizzabili, l'altra metà è smontata. Se voglio utilizzare il computer devo staccare il frigo, tra l'altro praticamente vuoto, che la spesa chissà quando riuscirò a farla. Ieri sera ben due padelle sono andate a far compagnia alla pentola e al tegame che costituiscono tutto il pentolame a mia disposizione; stasera potrei addirittura smettere di cucinare solo pasta. Per i vestiti faccio avanti e indietro con la casa dei miei, porto solo quello che riesce a stare dentro uno zaino, che un'armadio ancora non ce l'ho, e la lavatrice languisce smontata in cucina, e comunque non saprei nemmeno come utilizzarla.
Venerdì vengono a lucidare quello schifo di marmo che fa da pavimento, sabato se tutto va bene farò il trasloco definitivo, poi si tratterà solo di sbrigarsi a realizzare il mobilio, e in capo a forse un paio di mesi potrò finalmente rilassarmi in una tana tutta mia senza null'altro da fare se non viverla.
Con ordine.
Ho degli amici da ringraziare più di quanto non pensassi o sperassi, persone splendide che hanno rinunciato al sonno e ad uscire e sono due settimane che mi gravitano in casa con in mano rulli e pennelli e vernici e stracci e secchi e spugne e scope e. Amici che si stanno facendo in quattro per supportarmi in questo rito di passaggio più che possono.
Ho degli amici che non posso ringraziare quanto pensavo o speravo, persone che hanno risposto alle mie chiamate sparendo in una nuvola di fumo o facendosi semplicemente i cazzi propri. Forse non ho saputo dimostrare bastevolmente il valore della mia amicizia, o forse sono di fronte a persone più egoiste di quanto pensassi; valuterò, e cambierò il mio comportamento di conseguenza.
Mi sono accorto di aver veramente sottovalutato qualcuno, chiedo venia e faccio ammenda, da oggi saprò portarti come giusto che sia sul palmo della mia mano.
Con ordine.
vi voglio bene ragazzi, in due settimane che vivo in questa casa ho cenato da solo una volta sola, e dormito da solo due. Avervi sempre qui è fantastico, sapere che in due settimane abbiamo consumato 30 litri di birra, 25 di vino, un paio di superalcolici e solo sei litri d'acqua, di cui un paio sono andati a diluire la vernice mi rende orgoglioso di voi; aver già ricevuto lamentele da due condomini confinanti su tre, ringraziando chi di dovere che sotto casa non ci abita nessuno, la dice lunga su come si vivrà in questa casa.
Con ordine.
Giovedì ho perso il lavoro. Capita, alle volte. Nessun dramma, è una cosa che mi aspettavo e che sarebbe comunque successa entro un paio di giorni, è una cosa che comunque volevo; il lavoro non andava più da nessuna parte, e io mi sentivo di sprecare giorni a fare cose inutili, in continuo contrasto col capo.
Ho approfittato del paio di giorni di vacanza inaspettata per entrare maggiormente in contatto con la mia nuova casa, portarmi un poco avanti con i lavori e rilassarmi un pò. E poi ho avuto la possibilità di affrontare un venerdì sera con la giusta carica e le giuste motivazioni per affondare i denti in una di quelle esperienze che vale sempre la pena vivere.
Da lunedì ho un nuovo lavoro, in un posto nuovo; se poteva andarmi peggio non riesco ad immaginare come, veramente. Svolgo compiti adatti ad una scimmia ammaestrata, e l'avanzamento di carriera di cui si parlava s'è trasformato in un passo indietro...doppio. A migliorare la situazione mi sono ritrovato a lavorare in mezzo a milanesi e basta. Non è razzismo, non sono razzismo, ma odio tutto di voi, l'accento, i valori, la città, la cucina, la spocchia, la vostra incapacità di relazionarvi in maniera decente in ambito lavorativo.
Ma sono fiducioso, spero di andarmene via quanto prima da questo posto, anche perchè senza poter guardare la posta, senza poter leggere e scrivere sui blog lavorare diventa pesante.
Con ordine.
Come sto? Qualcuno dice che non sono sereno. Qualcuno è praticamente un genio nel notare le cose più ovvie.
Al momento attuale mi manca qualcosa, una qualsiasi, che si avvicini al concetto di stabilità. Tutto cambia per me, tutto è instabile, e io navigo a vista; se vi state chiedendo come faccio a farlo con questa benda calata sugli occhi vuol dire che mi frequentate veramente poco, altrimenti sapreste che sono ubriaco, ci vedo doppio e la luce mi da fastidio, e comunque in mezzo a questa nebbia non si vede un cazzo, e l'unica è sperare di non finire ad abbracciare gli scogli.

martedì 23 febbraio 2010

Balli e vivi e bruci

Ti amo.
Ti amo quando mi graffi l'anima.
Ti amo quando mi ricordi così dolorosamente che sono vivo.
Ti amo quando mi deludi, quando mi bruci, quando mi lasci al buio solo con me stesso.
Ti amo quando mi sei addosso, e mi ricordi che sono solo un cazzo attaccato ad un sacco di carne più o meno senziente.
Ti amo quando mi uccidi, ti amo quando mi riporti in vita, e mi fai vivere più forte di qualsiasi altra cosa.
Ti amerò fino a quando riuscirò a sopportare tutto questo, poi ti odierò, e odiandoti ti amerò, perchè anche l'odio è vita, e la vita è tutto ciò che voglio.
Ti amo perchè mi lasci scrivere tutto questo senza pensieri, che finchè io scrivo tu non leggi, e queste parole appartengono solo a me, e alle persone che ho intorno certo, che tu, così leggera e così pesante, balli e vivi e bruci per conto tuo, e ciò che ti circonda non ti riguarda mai veramente.

mercoledì 17 febbraio 2010

Come la neve

A Bianca

Vi siete chiesti se ero speciale per la persona per me speciale? A quanto pare non è così, nemmeno per sbaglio.
Qualcuno direbbe "c'est la vie", e anche se il francese è una lingua che proprio non apprezzo, è l'unica che riesce a dare a questa frase la giusta emozione.
Ridondanze. Parallelismi.
C'è il gelo fuori, ghiaccio che cade dal cielo. C'è il gelo qua dentro, che a certe reazioni uno non si prepara mai, e questa parete di ghiaccio che ha fatto cadere fra noi mi lascia solo al freddo, a gestire la sensazione di aver perso qualcosa di importante.
C'è il caldo, la dove stai andando tu; la il gelo non arriva mai. E tu, con il tuo modo semplice e istintivo di volermi bene, di farmi sentire importante e si, cazzo, speciale, sei vento caldo che viene a spazzare via il gelo qua dentro.
Ciclicità.
L'ho chiamata fuoco, e mi ha portato il gelo.
Il caldo me l'hai riportato tu, che mi fai stare bene, che sei come la neve.

martedì 16 febbraio 2010

Un Theta di città

Eccoci qui, quindi, al primo post di questo blog.
Vorrei che foste qui, a guardarmi, mentre scrivo questa cosa nella mia nuova casa, otto lunghissimi giorni prima di poterci entrare a vivere definitivamente.
È un'immagine molto suggestiva, ci sono io, semilluminato dalla luce morbida e tenue di una lampada posata a terra, stretto in un angolo di questa enorme stanza vuota, che affido i miei pensieri ad un foglio di carta ingiallita appoggiato ad una vecchia poltrona.
E la amo, io, questa vecchia poltrona; è quella su cui stavo da bambino, a leggere o guardare i cartoni animati, accanto a mia nonna che trasformava in maglioni un gomitolo di lana dopo l'altro; p la poltrona su cui ho fatto l'amore con tutte le ragazze importanti della mia vita; è la poltrona su cui ho pianto quando la vita è venuta a strapparmi via un'altro pezzo d'anima; è quella su cui riesco a fermarmi a riflettere veramente; ed è l'unica cosa che resterà con me in questa casa, quando fra qualche giorno gli uomini dei traslochi porteranno via tutto, e questa casa sarà veramente mia.
Sto divagando, lo so, sto girando intorno senza andare da nessuna parte, e il pacchetto di Lucky Strike e la birra, i soli compagni che ho ora, in questa casa, non credo abbiano intenzione di mettersi a sindacare su quello che sto scrivendo.
E ho bisogno di scrivere e divagare, adesso, in questa casa, sulla mia vecchia poltrona, che sono un paio di giorni che qualcuno nella mia testa ha alzato bandiera bianca, che sto aspettando di capire se sono o meno speciale per una persona che per me è speciale, e fragilità e tensione sono due parole che adesso mi riguardano tantissimo, e fidatevi, il fatto che lo facciano insieme è una cosa che non va bene nemmeno per sbaglio.
Comunque fra una settimana, quando leggerete questa cosa qui, io saprò già se sono o meno una persona speciale per lei, e sono quasi convinto che lo saprete già anche voi, che niente mi tratterrà dall'urlare al mondo la mia gioia, o ululare alla luna il mio dolore.
Un tredicenne cazzo! Sembro un tredicenne alle prese con la sua prima cotta.
E di questo, indipendentemente da come andrà a finire, sono grato (proprio di questo stavo parlando con lei qualche giorno fa), che gli anni levigano parecchio le emozioni e non mi aspettavo di ritrovarmi ancora a provarne di così forti.

Il post se n'è andato per conto suo, e quello che veramente volevo dirvi non sono ancora riuscito a comunicarvelo, quindi mi tocca appiccicarlo qui.
Finalmente vado a vivere da solo e, visto che la cosa di per se era un cambiamento troppo piccolo, lo faccio passando da una casa in provincia ad una parecchio dentro la pancia della mia città, e m'è sembrato giusto, con l'occasione, aprire questo blog, per farvi condividere con me questa esperienza.
Ecco a voi, quindi, "Un Theta di città".